PRE o POST-FAZIONE
“Quanto di seguito sto per esporre è rivolto a quei pochi che in vita loro a qualsiasi titolo e grado hanno voluto occuparsene”. Queste erano le parole con cui s'apriva un vecchio diario casualmente ritrovato, come in uno di quei romanzi un bel po' stucchevoli in voga il secolo scorso, in una soffitta buia e umida, o forse in una cantina che lo era ancora di più. E curiosamente (ma, in fondo, non troppo) erano anche le uniche (parole) rimaste leggibili all’aggressione degli eventi atmosferici e dalle intemperie e intemperanze della storia - cioè delle vicende di una persona. A chi fosse appartenuto era impossibile risalire dato che le restanti cento e passa pagine che lo componevano presentavano nient’altro che macchie e qui e lì il fantasma di qualche linea tracciata a penna o lapis. Della copertina ne era privo fatta eccezione di due stretti brandelli lungo il dorso rosicchiato. Nello stesso mobile furono trovate delle fotografie dagherrotipiche (si dirà così?) e lastre ad impressione di vario tipo. Quando acquistai il tutto il venditore non seppe fornirmi informazioni più precise. Mi disse, però, di aver acquistato l’intero carico, che comprendeva altri dodici lotti, da un mercante straniero ma anche che probabilmente il ritrovamento era avvenuto in un paese estero nonostante quella frase in italiano ne suggerisse una provenienza connazionale.