18 mar 2017

TRIBE ART

Intervista con Manfredi Beninati di G. G. Blando (2011)

Un mondo che si rivela con la luminescenza e la magia di immagini svelate da una lanterna magica, cosi appaiono le visioni di Manfredi Beninati, artista palermitano, poeta di una realtà scoperta attraverso il filtro della memoria, con il senso del trascorrere del tempo, del fluire sedimentato della percezione, mediato dal filtro della coscienza, dalla sovrapposizione delle interpretazioni, dagli inganni della mente. Non si dimenticano le sensazioni e il vissuto interiore convive e si sviluppa con l ‘essere che cresce e si trasforma ed è questa coscienza dilatata nel tempo che rende ancora più sensibile il presente. L’infanzia è un frammento sbiadido e le stanze della memoria ritornano a vivere come luoghi dell’anima, come se il momento possa essere “durata interiore”, secondo la filosofia di Bergson, come un passato che vive ancora. Il disordine che nasce da un’accumulazione di oggetti, si stempera attraverso l’evanescenza pittorica che assegna alle cose il fascino della consunzione determinata dal tempo con il suo inesorabile trascorrere.
Le installazioni ricreano ambienti che sembrano familiari, guardati attraverso uno spazio visivo, delimitato, assicurando una distanza di sicurezza dalla rassegnazione che nonostante si sia vissuto il tempo avuto a disposizione, qualcosa sia stato perso. Manfredi Beninati, vive tra Palermo, Roma e Los Angeles, ha partecipato a importanti rassegne internazionali, come la Biennale di Venezia, e il suo lavoro è molto apprezzato da curatori e collezionisti che operano nel sistema dell’arte. Ama intendere il mestiere dell’artista come un lavoro che scaturisce dalla tecnica e dalla sapienza compositiva, ama l’arte e la cultura italiana ed è affascinato dalla scultura di Medardo Rosso, riuscendo a creare sfumature, vibrazioni che avvicinano la materia alla memoria e alla psiche con le sue derivazioni inconsce, assecondando il fluire mobile di una consapevolezza che emerge dal buio di un tempo trascorso. «Cosa sarebbe il mondo senza l’amore» scriveva Goethe ne I dolori del giovane Werther «se non una lanterna magica senza la luce?».

GGB: Nelle tue opere visioni interiori si traducono nella rappresentazione di una dimensione psichica. Concentrandoti sulla sensibilitˆ dei bambini e degli adolescenti, racconti un viaggio nella memoria emotiva, descrivendo un ' atmosfera di purezza che sembra perduta. Cosa ti sollecita a considerare queste tematiche?

MB: Non direi che il mio lavoro artistico tratti il tema della memoria o che rappresenti delle visioni interiori né, tantomeno, ho mai avuto un interesse particolarmente sviluppato nei confronti dell'immaginario infantile. Piuttosto sono sempre stato interessato alla composizione, tanto nei miei quadri e disegni quanto nelle mie installazione. Ed e' sull'equilibrio strutturale d'un opera, sul versante compositivo, appunto, che ho sempre lavorato. Poi, ovviamente, un osservatore estraneo trae tante altre conclusioni, e puo' anche accadere che rimanga piu' affascinato dalle atmosfere, dal lato oscuro della mia psiche che, certamente, dovra' trasparire. Non avendo avuto una educazione accademica della storia dell'arte, la poca cultura che ne ho deriva più che altro dalla mia curiosita', dall'essermi perso, in gioventù, tra le riproduzioni nei libri di arte che trovavo a casa e di cui quasi mai leggevo i testi. Queste intere giornate trascorse così, sfogliando quei libri costituiscono uno dei ricordi a cui continuo ad essere piu affezionato. Lì e' nato il mio amore per certa pittura (rinascimentale, barocca e novecentesca) che, senza dubbio, ha formato il mio immaginario personale. Nient'altro da allora m'ha appassionato tanto profondamente.

GGB: La memoria affettiva rimanda agli affetti familiari, alla casa e alla famiglia, elementi che contribuiscono alla costruzione di un vissuto interiore. Il luogo della tua infanzia, per la storia familiare è Palermo. Quali ricordi ti legano a questa città? Quali colori e forme di Palermo ti sono rimaste impresse?

MB: Tutti i miei colori e le mie forme derivano dai ricordi che porto dentro di me, ovviamente. Palermo mi rifornisce di contnui ricordi che vanno via via ritornando a galla anche con contorni estremamente sfumati. E' una fonte inesauribile di prestesti, di appigli ed anche di soluzioni.

GGB: Hai studiato presso il centro sperimentale di fotografia di Roma ed il cinema  una tua grande passione. Quanto contribuisce la tua cultura cinematografica alla realizzazione delle tue opere, in particolare alle scenografiche installazioni?

MB: Molto profondamente.

GGB: Da qualche anno vivi negli Stati Uniti d' America, a Los Angeles, con la tua compagna e tuo figlio, il piccolo Leone. Credi che il sistema dell'arte americano sia differente rispetto al sistema italiano?

MB: In realtà vivo più a Palermo ed a Roma che a Los Angeles. Il mondo anglosassone lo conosco molto bene comunque (ho vissuto in inghilterra per quasi tutti gli anni novanta) e so per certo che il loro sistema è sempre diverso dal nostro e nella maggior parte dei casi è più efficace perchè meglio strutturato, in qualsiasi ambito, anche in quello dell'arte contemporanea, dove, infatti loro (americani o inglesi) godono di enorme visibilità sulla scena planetaria mentre noi italiani vivacchiamo, sopravviviamo, diciamo così. In questo campo loro hanno le istituzioni, gli investimenti, il controllo dell'informazione, gli organi di divulgazione, il sistema con la esse maiuscola che appoggia e spinge il lavoro dei migliori talenti. Noi dobbiamo ringraziare il cielo d'avere quei quattro musei che abbiamo e che ogni tanto danno un pò di spazio anche ai giovani artisti italiani, dato l'evidente, totale disinteresse da parte delle istituzioni pubbliche e private nei confronti dellaproduzione artistica nostrana e comunque la pochezza intellettuale e l'assoluta mancanza di coraggio che mettono in campo i nostri critici, storici e curatori.

GGB: Come sono considerati gli artisti italiani negli Stati Uniti d'America?

MB: Non saprei rispondere a questa domanda se non evidenziando che se ne vedono davvero pochissimi in giro soprattutto nelle programmazioni delle istituzioni più prestigiose dove sono quasi del tutto assenti. E non mi sto riferendo soltanto alle giovani leve ma anche agli artisti più importanti e storicizzati come Piero Manzoni o Gino De Dominicis. Per non parlare del povero grande Medardo Rosso! Questo poco interesse è colpa delle nostre istituzioni, appunto.

GGB: Hai vissuto negli ultimi dieci anni un ' intensa stagione creativa, esponendo sia negli Stati Uniti che in Europa, ed hai partecipato ad importanti manifestazioni artistiche come la Biennale di Venezia. Le tue opere sono richieste dai collezionisti, ma proprio adesso che il tuo successo è riconosciuto, hai deciso di dare un vero colpo di scena, abbandonando l' arte figurativa ed interrompendo l'attivitˆ espositiva, potresti spiegare a tutti gli appassionati d'arte contemporanea siciliani i motivi della tua scelta?

MB: Semplicemente perchè il mondo dell'arte non mi coinvolge più. Non riesco più a prenderlo sul serio. Trovo che sia troppo autoreferenziale e, peggio ancora, autocelebrativo, sia a livello di produzione che di sistema, cioè di tutto ciò che gira attorno alla produzione d'un artista, galleristi, critici, curatori, collezionisti. Ho sempre inteso che fosse un grande gioco di società sin dall'inizio, ma, mentre prima quasi mi divertiva farne parte oggi non ci trovo più nulla di creativo. E poi non ritengo che ci siano i presupposti di meritocrazia che a mio parere sarebbero necessari per dare un senso compiuto a tutto ciò che avviene in questo sistema. Credo (anzi lo so per certo) che le persone con una coscienza storica, filologica ed una visione chiara ed onesta di quello che si sta facendo oggi sono davvero poche e di queste pochissime svolgono un ruolo d'un certo rilievo. Ciononostante l'arte, il fruirne ed il farla, è una parte fondante della persona che sono oggi e, credo, domani e per sempre. Non credo che potrò mai fare a meno del silenzio e dei rumori del mio studio né, tantomeno, della meraviglia che ti suscita dentro il dar forma ad un'idea o ad una sensazione.

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