18 mar 2017

SHAKESPEARE VS CROLLALANZA. 1

Secondo molti studiosi Shakespeare sarebbe il messinese Crollalanza. Il che spiegherebbe le troppe lacune nella biografia ufficiale del bardo...

Si pensa universalmente che l’autore dell’Otello, di Sogno d’una notte di mezza estate e dell’Amleto sia il figlio d’un guantaio inglese cresciuto senza alcuna educazione accademica e senz’alcuna esperienza diretta dei luoghi in cui ambienterà, in maniera assolutamente, dettagliatamente familiare, le sue opere teatrali divenute in questi ultimi cinque secoli le più rappresentate al mondo nonchè l’opera in assoluto più rappresentativa, emblematica della storia del “suo” paese. Tutto, però, senz’alcuna prova certa a suffragarne la veridicità.

Mi riferisco alla nazionalità del cosiddetto Bardo, colui che più d’ogni altro, ha incarnato ed incarna l’essere inglesemente genio, William Shakespeare, l’orgoglio delle isole britanniche, colui al quale tutto è concesso, anche l’appropriarsi dell’identità d’un genio vero. Che potrebbe rispondere al nome di Michelangelo Florio Crollalanza, nobiluomo di Messina della cui vita, al contrario di quella del suo alter ego inglese tutto si conosce perchè tutto, o quasi è documentato.

Dall’infanzia trascorsa a studiare testi classici e scienza della navigazione e latino, storia e greco in un convento della sua città prima e poi a Padova e Milano e Verona, alle frequentazioni con Giordano Bruno, Galileo Galilei (di cui fu, probabilmente, allievo), dal suo errare col padre e la madre, una nobildonna di origini lombarde di nome Guglielma Crollalanza [vedi Ipotesi 2], entrambi calvinisti e per questo costretti alla fuga dall’inquisizione spagnola.

Di questo tale Michelangelo (il cui nome, anzi il cognome – quello materno – può rappresentare un ulteriore indizio per coloro i quali accetteranno di prendere in considerazione questa tesi, essendone shakespeare la traduzione letterale) si sa, inoltre che terminò in Inghilterra ed adottò, con molta probabilità il nome tradotto della madre (William Shakespeare) e fu un fertile scrittore e drammaturgo.
A Messina si conoscono dei manoscritti in siciliano a lui attribuiti che mostrano molti punti di connessione con quelli celebri dell’icona inglese. Ed inoltre in quegli anni un tale letterato dal nome di John Florio era attivo oltremanica. Costui frequentava il circolo degli attori di Shaftsbury nei cui registri appare oltre al suo nome anche quello di tale Michel Agnolo Florio mentre non si trovo quello di Shakespeare nonostante fonti storiche importanti ci riferiscano che il Bardo ne fosse socio e frequentatore.

Altre fonti considerate attendibilissime dalla storiografia ufficiale della casa reale britannica (a proposito di loro: chissà come mai hanno sempre impedito l’accesso agli archivi shakespeariani a chiunque ne abbia fatto richiesta ufficiale?!), ci dicono anche che l’autore di Romeo e Giulietta parlava l’inglese abbastanza fluentemente ma con un marcato accento mediterraneo. Eccetera, eccetera, eccetera. Gli “indizi” sono infiniti e portano tutti alla stessa conclusione come ben sa il prof. Martino Juvara che questa tesi ha esposto estensivamente ed esaustivamente investigato senza mai ricevere la ben chè minima attenzione da parte d’alcuna istituzione. E di nuovo mi chiedo: chissà come mai?! A Voi la parola!

Manfredi Beninati

Fonte: Archivio Flavio Beninati


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