12 giu 2018

LA MATTINA QUANDO M'ALZO

12              
i rami fradici di allerti pianti che hanno spento loro che io coloro, e me/ zuppi di verde e di suoni di ottavo io lottavo/ e anche il fiume ascoltava/ ed un bel buio rosa di morte sputava. Mi tira ora a se/ e mi piace.
sul monte che cambia di forma e veloce di posto, mi sposto dal giallo di un gioco al verde dei miei panni stesi a lenzuoli/ tanti su tanti.
e le ruote piegate a cerchi tagliati da centro a centro si ammucchiano e formano uccelli/ di forme spiumate e informali che ridono di tutto.
ed io mi indosso le piume di spuma di azzurro di tetti di case (cinesi) che loro non  hanno nè ora nè mai. e mi copro la faccia col rosso del rosso di tigre mangiata dalle formiche e dai ragni tra Hanoi e noi.

e otto altri visi diversi io lotto/ e continuo finch’essi si sono sfiniti di eccessi. però sono eccelsi bugiardi e chiudono gli occhi appena li tocchi/ ma poi li riaprono assieme alle bocche, terribili, armate di lame che fingono denti e ardenti ti fanno loro.
ma io so e perciò li coloro del rosso dell’osso e li getto nel fosso turchese che è fatto di fiori, non mare/ e di fuoco che è fioco ma passa da sotto e cambia di tutto e di suono.
io sono, ricordo, e suono! E ricordo, anche Antonio diceva io sono. E poi diceva giallo oppure “un gallo” oppure mangiava formiche di Hanoi, di qui da noi/ e poi vomitava casette di foglie legate tra loro da promesse di lunghi viaggi e da saggi su come non cadere mai da un ramo in autunno.
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a Mamay io per primo…
a Mamay io m’amai ed amai la mia vita di strada intrapresa per vie di montagne fatte con spugne e collari rivoltati con il viola per dentro.
a Mamay m’ammalai.

Altra versione

a Mamay io per primo m’amai e l’amai e la mia voce seppi tradurre in piccole monete di forme d’enorme mente ed enormemente amai ed oggi non più.
a Mamay io m’armai.
m’armai di dolore a Mamay / di dolore di mani e di piedi coperti di bolle da cedere al sole le sole mie troppe storie mai pensate. per sempre seppi che l’odore di seppie va coperto di biada che è troppo verde per farne una capanna marrone o gialla.
a Mamay imparai la mia strada per il lago che amai, dalle strade sue. a Mamay non più ormai.









14


mattina divina marina di istanza. in stanza che s’apre su strade intrecciate e ruote legate con cinte barbute rinate su strisce sotto sottili fogli di legno annodati donati a preghiera di mammola/
olastri canestri finiti con destri e sinistri ma solo per noi. E centrini di gesso in moto sul molo più basso del porto dove ti porto io oggi.






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La lacca di barca che insacca un sacco di sabbia alla guardia a guardia dell’amo che, si, amo. Non siamo però sorretti gli uni nè io sorretto ma, a letto, mi guardo le linee della mano che ho già visto sempre e poi la stanza, le volte, le colonne, l’arco.











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oggi, dopo oggi, si, ieri, eri, eravamo fieri. guardi nel fiume che non andremo mai. il lago oggi come ieri è quasi immobile. il fiume non arriva più ma i soffi della gente, un poco fa, lo smuove e i pesci si provano e perdono il rossore e in molti si fanno bianchi e provano a saltare alle farfalle che passano.
Io pure passo ma non volo e non soffio. non sono d’interesse per me nè per lei che passa bassa – poi… una acqua così verde non vince contro il cielo.








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La mia camicia si apre – ora è aperta al terzo bottone. la pancia di fuori e mi sento solo un po’ grasso a guardare le dita dei piedi di questi. e so come la cura è al centro di loro, per loro. ora il letto è scuro, ha perso il colore di prima e non mi fa trovare il bottone che sarebbe la mia salvezza. a dopo.   









18

un giorno mi cadde un pacco di talco su un altro di cloro
e poi piovve
e tutto da allora è un deserto di dune bianche coperte di piscina.
dune di talco con macchie di lumi.











19

Questa della macchina dei dischi che ne puoi mettere quanti ne vuoi per tutto il tempo che vuoi tranne che, in seguito, pentirtene per aver perso tempo e basta, mi ha sempre turbato più della vista di…
…l’ho dimenticato!
Comunque adesso (ora) sono perduto (perso) in un posto grande (enorme!) con tante case che non si vede altro per quanto cammini o guidi o… insomma mi trovo (sono) in questa città enorme seduto ad un tavolino (due tavolini, in realtà, uno accanto all’altro…) in un baretto che qui non chiamano baretto ma… non ricordo, comunque lo chiamano in spagnolo messicano, con questi signori e queste signore e signorine, alcuni belli, certuni altri veramente brutti. ma non importa, tra poco vado via.






20


vi mi avvicino per non tornar da bambino dei grandi il bambino. ridendo e ridendo ridemmo in sequele che schioccano campane di verdi chimere.




21





dell’unghe rigate di mani rugate t’ho detto già.
dei fiocchi e dei fuochi che ho detto oggi non ridirò mai più.
sto tirando le cuoia e a questo preferivo
la noia dei nostri discorsi,
dei miei cerchi verdi,
dei tuoi occhi gialli,
dei cieli azzurri.



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12/13/19       :        284.2x158.7
          35/51/57         :          157.1x183.5
71          :          238.5x309.5   =  ?

Troppo facile, papà...!



      




23

gli avverbi che muoiono in verbi anch’essi
t’ho già detto tutto lo scibile!
la fronte macchiata e la mano che rompe le linee dei delta che allargano il mondo.
è il modo migliore per guardare il colore vero delle palme da cocco, sappi.







24

inutile è il gesto di dare a morire le ceneri verdi perché è il verde il colore di quelle strade ferrate non più disegnate sulle mappe.
Siamo dentro l’uovo dall’uomo rinato, scornato, donato in piedi su quelle ceneri ardenti/ ma verde.
siamo quella spiaggia di palermo.










25

non dirmi quel ch’io non vorrei dirti ma non dirmi neppure ciò che non vorresti ch’io ti dicessi… e parlami… dimmi di tutti i suoi eccessi e dei tuoi riflessi occhi di luci di tetri teatri.
di fuoco accesi a monito di fioco fuoco che ardendo sta andando al luogo solito di solido sogno dipinto. io faccio, lo sai, tutto d’istinto. arrivederci merda (o luce) inutile.








26

Del viver, per dire ai pochi 
Che dal verde nascono 
E di rugiada crescono 
A cortezza d'occhio mio, 
Mi faccio geloso 
E memoria stringo a me. 
O rendo multiplo di sè.

Ed agli altri che 
D'albero solitario 
In un verde campo, 
Per sostenerlo si fan corteccia 
E per nutrirlo radici 
E per suo sollazzo, rami 
Ch'esso potrà vestire...

Dò l'amore mio.


27

A tratti la vedo sbiancarsi nell'alba
Di fuligine rosa bucando ogni cosa
Che siano ricordi dettati dall'Io
Oppure soltanto dei pallidi segni
Voluti da lor-che-ti-comandano,
Cioè i sentimenti.


Le parlo e le dico tutte le cose
Quello che ho a mente, come l'amore per tutto
O quello che vedo, come le rose.
Vorrei anche dirle di ciò che vedrò, ma...
O io o lei dovrà andar via presto
E temo sia lei, mentre io resto


Ogni lingua è un mondo!

28

La mattina quando m'alzo
Vorrei andare in giro scalzo
Vorrei perdermi tra i fiori
Vorrei trovarti sugli allori

Risvegliarci al pranzo d'ieri
Rivederti lì com'eri
Vorrei prenderti per mano
E nel silenzio andar lontano

Fino all'orlo del giardino
Almeno sin dove va la siepe
E li sederci sul gradino
con le crepe -oppure-
Sotto l'albero di pepe

....

La mattina appena sveglio invece
La mia casa è andata in fiamme
Tutt'attorno è solo brace
Vedo solo, all'orizzonte,

Oltre il nero un pò di pace

Al di quà invece è guerra.
Contadini senza terra
Uno con la freccia in fronte
Mentre un'altro lo sotterra.

....

Il sole giunge titubante
sulle teste della gente.
La mattina ancora presto
Un uomo gira per le strade
Trascinando un grande cesto
Viene a ritirar le spade
Ripulendole del sangue
di chi langue per le rade.

....

Son guerriero
E mi rivesto ...
Mentre vedo tutto questo
Devo farlo, e farlo lesto.

                                                                    
29. Amare il rosso
Dicevi di amare il rosso
poi, però
camminavi nel verde dei boschi
e sedevi in riva al mare blu
e solcavi il bianco col grigio lapis


Amavi la musica dunque
che dici di vedere rossa.



Non t'ho mai creduto.


30

DICONO CHE DICI

Dicono che dici cose senza pensare, così per dirle. E ti capisco perchè anch'io lo faccio. È un buona tattica per avanzare la primalinea senza che nessuno se ne accorga. Senza che nessuno veda elmi, nè scudi, nè artiglieria. Le parole adatte sono coltelli tra i denti  a bocca chiusa. D'improvviso il nemico si ritrova a guardare nell'occhio la canna del fucile. Lo sguardo, pure orbo, aiuta e tu lo sai, lo sai bene che devi farlo, se puoi, sornione. Sai gestirlo a mestiere il tuo. Sai dove colpire da cecchino che sei. Io sono meno preciso, lo sai, mi conosci, ma ho più dimestichezza con lo spazio e le distanze da coprire in poco tempo.
Noi soldati combattiamo per il gusto, quando c'è. Altrimenti è meglio non chiederci perché.
Coprimi che vado. Ti rivedo più tardi sul colle per goderci insieme lo spettacolo delle loro rovine.



31 - MY LITTLE SAILBOAT - FUCK IT! - IT'S TOO COLD!
You almost gave me a heart-attack. Your beauty's so ugly you give me creeps. More even when you wear that thing. It's too pretty, can't you see it exalts your wrong?
And you are a liar. You said I'd be happy here but it's freezing and I'm dehydrating and the only water is the ice melting in that filthy corner and I'm writing about the way it first gathers, droplet after drop, then flows, which is a sad thing for me to do and it looks real weird till one realizes it is just looking for an ocean to dive into and be happy where it belongs, again. Those muddy droplets need a wash!

My little sailboat is there, by the way, waiting for me, waiting for good. It's too cold. I'm gonna sit here till spring comes.


32
Three green rays in red sky
That's what I've seen with my seeing eye
The left one wasn't right
I was only left with one that night







33 ALLORTO
- (Aprendo il guscio d'una noce con le punte delle dita): "Ora che siamo al punto che abbiamo lottato tanto per esserci in questo posto, che vedendo da distanze irraggiungibili, sognando di abitare ci schernivamo; che in vendemmia gli arti saltavano. Quell'orto che ti vantavi d'aver arato senza bure o coltello, senza bue né scalpello e che invece io credevo essere sogno, di etere, dal blu grigio che vedevo. Ora che siamo qui che è dato di (per gioia) lacrimare senza dovere e senza tempo, senza affranto né affrettare.. A chi pensi, adesso? Chi vuoi con te?" 

- (Guardandolo con la coda dell'occhio): "Madre, figlio, fratello e arte. E potendo tutto il resto"




34
Qui che piove dentro casa, tutto è roseo senza il sole.
Lì che il cielo è già sereno al di sopra del suo tetto,
quella casa non ha vita.
Lì dove il sonno è ben protetto.
Lì che il sole non arriva, il tuo giglio ha perso i petali,
Lì può crescer solo il muschio.
Qui tripudiano le rose.

(Echo Park, 10 novembre 2017)






35Solo flight a short walk a million miles away.Mixed media on burnt paper.A clear sky with no tears to spoil the picture. 
(2001 - Found in a drawer on 23 July 2017)





36

Tra falene che abbaiano
A vasi che vuoti percolano
Come d'abitudine in Cina

Gatti che s'infilano in porte
troppo strette per un geco
Melograni che si spogliano dei pomi
Uno dopo l'altro come gocce

Com'è d'uso di vecchie docce
Ritmi antibiotici
....
...
..
M'è difficile scrivere 
Seduto a questo tavolo
Nell'ombra di questa 
Graziosa pensilina, sebbene,
Aprendo gli occhi all'orizonte,
Il vedere è verde e godurioso.



37

Dovetti trarti
in inganno
Per sottrarti
(A)i dardi
Avvolti nel panno



38

Di ruggine improvvisa
Si copre la rugiada 
Se ruggisce la
Mia gatta


 0
Chi sono io per dirti queste cose?
Sono quello che ti mostrava il dito rotto della vergine e confidava in te, nel tuo silenzio 
e che hai tradito.
Sono quello che solo ieri ti voltava le spalle non per abbandonarti
ma perché potessi piangere e non dover giustificarti.


1


tu che i celsi scelsi, tu che di cibi ti cibi, ah tu che chiesi in amico e che ti odo -oddìo; e t'odio!-ridire di re in regina, tu, reginaldo, tu che uccidesti i desti e non i dormienti, tu... perché mi sei inimico s'io ancor non t'ho ucciso?

e quel che è deciso è deciso per sempre. ti farò fuori, faro tu che fosti e i foresti che ti dissero: fallo!
e di farlo io non vorrò senza essenza di vita che invita a far fallo o farfalle da far fare a loro in terracotta che scotta se precotta e ricotta al bisogno.
tu ch'io sogno. chi il laccio lasciò per segno, sennò?










2


sicchè si e sol son sì che tu non possa la fossa riempire di suoi suoni che rendon sifoni i tuoni che seguon le luci dei lampi e dei lampioni di Carrara|
mia cara ti dico da amico di seguire i draghi freddi e da essi ti esorto a camminar fino al porto dov’io son risorto|
e all’orto di lì il cammino è breve, cioè è corto.



















3


quei funghi che di mangiar tu fingi mentre l’alluce intingi (anzi il polllice) nell’uovo ancor soffice ben fai a non bere.
infatti di suolo son fatti.























4
2016

di longhe salanghe di salame in salamoia cosparsi la troia, e anche di soia/
così un po’ per noia noi ridammo ridendo ciò che più non vendo e che andando per gl’anni mi rendo/
chi noi che voi siamo a malgare e rifare erafie romanze di ganze che fino a due danze risiedan a Firenze mi chiese l’alfiere –cugino d’Alfieri- così ch’io vedessi in giù pel pendio ed io e dio di tutta risposta tacendo sbottammo: e le longhe donghe? ma forse errammo! saràn mica doghe?





5





diversi i versi di lui, di Leo e di Leone in lui dispersi tra morti tramonti tra i molti monti rimasti in piedi e ti spieghi tu, così, tutti i tuoi lutti




6














tu che tutti i tuoi tutori pel crescere adatto all’atto che in tuta di Tayat tagliare sì da ovviare fu imprescindibile, tu che tutti guardi e tutto vedi. io










7

muovo muoro d’uovo e muoro io il moro mentre battono di tre battiti il battello anch’esso muove







                                                                                  

"vi
   guardo
              sì
                 e
                   per
                       sempre
                                   finchè
                                            vorrò
                                                   guardar-
                                                                   vi"
                                                                                                                                                  
                                                         e chiuse
                                                     gli occhi                             
                                     mordendo
                            una
                                mela                    raccolta
                      sul ciglio della
                                             strada









                                                                        9





d’attici drastici autodidattici...
a voi avviai aviatori avvoltoi avviliti da avvilenti avidità avvolgenti di voi i volti.
la retrograsìa esmaniale protoratropeica non sempre spriglia incerte resioni quantunque comunque potrebbe si farsi risolsi siffetti-onquiati- rinna-tiprimma che issia trosia tutti noi siamo per quanto proservi acervi + che a quaglie noi tutti noi siamo ronfogli di piccoli dettagli dei nostri + antesignatici volti di storia o risvolti di quante persone e personnellitità varie si possera rincordare dai farti e misfratti dirincue tante salvia x + che si prienda x meno di rissolinare---or viendo le grambe di fronte alla mia fronte or viedo le crittolide in sotto la fronte or vi vedo riuscire quasi ad uscire or ora, si, vi vedo interi stragli sbrezzanti crescere, ora v’ho visto fin troppo, or ora mi orrora la vista di voi



10











tremando tremendo odore| tenendo per passo prossimo sandalo| lo trande col grande epitaliore| si strala a mecum circumcir-cirro cercar di creare|
Cercando l’anale creatura con colpo furente di fiorente rosa che dopo di morte ritorna ancora più volte| volta ad un’angolo breve e brillante per crematura creare; creare od orare o più creare?
oh creatura, oh mia chiara pelura non fossi si così| si un giorno in pianura, mia cara pelura chiara, eterea| etereo eterno di terno più o più termico di occhi violenti con nasi violetti li ho eletti| io elessi le gocce e di tutte la goccia| per anzunchiare scurì| or ho bisogno di doccia di gocce fiorite e di fiorente sognare di sogno su segno.
ora basta. io disegno









11











le piante tute miniaturizzate dell’uovo rotondo roto. e rotolante sirante si re mi fa si re sol tu do a te le piante gigante. gitante che gira agitando le mani di domani giuliante. gugliante cripta scriptolandosi do re mi fa si il bagno sgrassante iride irride| di non più d’un libero rogo con tutte le regole di regali regali? no di regali doni calciando palloni quadrati far quadrare l’ispide d’issiono far innamorare l’immortali serre io guardare le foglie più alte per + o - (meno) nemo sfogliare sogni di vetro senza sfilarsi di dosso le mille perline di osso di coccodrillo





 P°-§/@ 
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             Hanoi - a noi!

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                                                                                       ______ _          ........           -------:>

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this ugly city
this trap